SIRENE A NEW YORK
PARTE 1: CACCIATORE DAGLI ABISSI
Una spiaggia del New Jersey.
Mezzanotte.
-Lo sai che la tua voce è bellissima.
Darren stringe tra le sue braccia la ragazza dai capelli color del rame e dagli occhi di un verde smeraldino.
Gli piace tutto di lei, dal suo respiro che è come una brezza al suo tocco delicato. Si sono incontrati da qualche ora per caso e già bruciano di una passione eterna. E' perso, annaspa in quello sguardo che ha il potere di rischiarare quella notte dalla debole luna.
-Solo la mia voce?- risponde lei dopo qualche bacio e poi lo scosta leggermente come se si sentisse offesa. Il ragazzo cerca di scusarsi mentre prova a sollevarle la maglietta.
.-Sei bellissima. Ma da dove sei uscita, dal mare?
Lei si rabbuia e gli occhi per la prima volta tornano normali, si allontana un poco, sulla sabbia fresca della spiaggia del New Jersey.
-Vengo da un posto dove non posso e non voglio tornare. Pensavo che a te non importasse- dice e lui ripete le sue ultime parole -Non mi importa. Per me ci sei solo tu.- si stupisce di quelle parole, lui che con le donne ha sempre cercato di andare subito a bersaglio, lui che vedeva i preliminari fastidiosi come la fila alla posta.
I capelli di lei si muovono, oscillando per il vento che si è levato più forte.
-Andiamo via di qui. Andiamo a casa tua.- e gli prende la mano come fosse il suo fidanzatino da sempre e non la conquista di una notte solitaria.
Quello che la ragazza dai capelli di sangue ha sentito è qualcosa di più di una sensazione, è l'eco di un ricordo. Una memoria che ora riemerge e non solo nella sua mente ma anche dalle acque immobili dietro di loro.
Ora è spaventata e anche il suo odore è cambiato, non è più un profumo afrodisiaco, sa di alghe bagnate. Il ragazzo non capisce e poi lei indica l’Hudson e dal nero che sembra inchiostro prende vita qualcosa.
-Devi aiutarmi, lui mi vuole tutta per se ma io sono tua... non devi lasciare che mi prenda.- il ragazzo cerca nella tasca il coltello a serramanico da duro di strada. La figura ora è fuori per metà, la sua testa luccica e il suo respiro è forte.
Solleva un braccio, armato con una strana pistola. Anche questa brilla. La sua voce ha il suono di vetri frantumati e l'inglese non è certo la sua lingua.
-Cerchi rifugio tra gli abitanti di superficie. La tua razza traditrice lo ha sempre fatto. Se solo quel povero sacco di carne sapesse chi sei, ma c'è ancora tempo per aprire i suoi occhi.
Lei fa sibilare le parole come una serpe.
-Vattene perché ci odi tanto... perché ci hai fatto quelle cose orribili? - Hai messo qualcosa nella nostra testa, non hai cambiato solo i nostri corpi...
Dall'arma parte un raggio color dell'ebano che la colpisce in pieno. Un' aura la avvolge, lei non urla, non fa male, ha solo il potere di rivelare ciò che è, di spogliarla di quello che non è.
La pelle si macula di sottili squame, gli occhi si fanno serpentini e gialli e le gambe diventano tentacoli che si avviluppano intorno al ragazzo. Lui sembra non accorgersi di nulla come se l'abbraccio fosse ancora caldo e sensuale e non viscido e sporco.
-La tua voce gli ha già lavato il cervello. L'hai legato a te come hai fatto con mio figlio.
Lei emette un grido che fende l'aria.
-Sei stato tu ad ucciderlo... voleva aiutarci, farci scappare e tu l'hai fermato. Non serviremo mai la tua causa...
-Lo state già facendo. Tu sei più forte ma le tue amiche non lo sono altrettanto e presto questa città lo scoprirà a sue spese. Ma tu sei un problema... un ostacolo che deve essere rimosso.
La ragazza cerca di proteggere Darren anche se negli occhi di lui c'è solo orrore e disgusto.
-Se mi uccidi morirà anche lui...
-La scienza non si è mai fermata davanti a piccoli sacrifici.
L'uomo non dice più nulla, a parlare con la voce bianca e cristallina di una scarica è la sua arma. L'essere si contorce e la sua morte si riflette sul casco trasparente del suo cacciatore.
Quello che non si aspettava sono le convulsioni del ragazzo, il suo corpo che si piega in avanti, le dita contratte ad afferrare qualcosa che non c'è, le pupille che si coprono di venature rosse e poi altro sangue che esce dalle orecchie prima dello schianto attutito dalla sabbia. Ora giace vicino ai resti della ragazza disintegrata, il raggio ha lasciato sulla sabbia la silhouette come il marchio implacabile del destino.
-Effetti collaterali interessanti. Ma ho bisogno di più soggetti per capire se davvero questa è la strada giusta.
Si allontana verso il pontile mentre lo spicchio di luna sparisce tra nubi nere che nemmeno il vento riesce a spazzare dal cielo del New Jersey.
***
Marc Spector si sistema la cravatta. Si sente a disagio. Suda come se fosse di fronte ad un plotone d'esecuzione e non al consiglio di amministrazione della Spectocorp, la sua compagnia. L'unico volto amico è quello di Marlene, la sua donna e vice presidente. Sta seduta vicino a lui mentre Marc sta in piedi e cerca di capire dagli occhi dei suoi soci cosa stanno pensando, cosa vogliano sentire da lui.
Poi di colpo, come se ci fosse stato un piccolo cortocircuito nella realtà, la visione della stanza cambia e ai suoi occhi gli uomini del consiglio diventano i suoi arcinemici di sempre. Il ciccione che girava tra le dita una matita si trasforma in Bushman, sovrappeso con il teschio bianco che cola sulla faccia rubiconda.
Marc prova a riprendersi ma quando lo sente parlare l'incubo continua.
-Io credo che la Spectocorp debba imporsi nel settore della vigilanza privata, magari anche nell'addestramento di forze di polizia particolari. Punterei anche al settore della tortura. Molti stati a “democrazia limitata” richiedono simili servizi.
Scroscia un applauso tutt'intorno e nella testa di Mark sono come fuochi d'artificio. C'è Jack Russell nei panni di un uomo lupo in completo scuro e muso affilato che sorseggia del caffè, c'è lo Spettro Nero che scrive febbrile su un foglio. Randall Spector, il fratello pianta la sua scure insanguinata sul tavolo.
-Io l'ho detto che è il fratello sbagliato a tenere le redini della società. Cosa ha fatto oltre a mettere la sua cagnetta come vice presidente?! Niente. Io propongo una mozione di sfiducia del presidente, chi è con me?
In quel momento nel vociare confuso, simile ad un alveare impazzito, Marc torna alla realtà scosso da Marlene che gli chiede.
-Cosa c'è che non va? E' come se ti fossi spento. Stiamo discutendo le nuove ricollocazioni di mercato... e l'azionariato della società- lo dice sottovoce. Mark si trova gli occhi dei soci addosso. Sono tornati normali ma lo guardano come fossero ancora le sue nemesi.
-Devo assentarmi un attimo.- dice senza dare troppe spiegazioni e senza aspettare risposte raggiunge l'uscita. Fuori si allenta la cravatta.
- Cosa mi sta succedendo? - pensa -Speravo di essermi lasciato alle spalle la follia insieme ai poteri di Konshu e alle mie identità.- Cerca di calmarsi ma non c'è tempo per riflettere su cosa non funzioni nel suo cervello, perché il cercapersone di Lockley il tassista, l'altra sua identità, trilla. La scritta recita “Frank Darabont detective della omicidi S.O.S- Ringrazia per quella chiamata. Sa a chi è destinata. Marc Spector può tornare nell'armadio e da lì uscire Moon Knight. Frank sa che Lockley è il modo più rapido per arrivare al crociato lunare e quando c'è scritto S.O.S ha bisogno dell'aiuto che solo l'eroe bianco può dargli.
-E' un obitorio. Ci dovrebbe essere più rispetto per i morti.- Il medico legale sbuffa vedendo entrare Frank e Moon Knight.
Poi basta un'occhiata del detective per fargli tirare fuori il corpo. Mentre la barella metallica esce dal loculo Frank ragguaglia Moon Knight sul caso.
-Il cadavere è stato ritrovato sulla spiaggia del New Jersey. Un mio amico detective mi ha chiamato perché sa che in certe questioni so essere discreto, soprattutto quando c'è il soprannaturale di mezzo.
Moon analizza con il suo visore, nascosto nel cappuccio, il corpo e subito rintraccia il motivo della sua visita alla morgue.
-All'apparenza, nonostante la giovane età sembrava vittima di una specie di overdose. Con tutte le schifezze in commercio non c'è da stupirsi più di nulla. Cerano tutti gli effetti. Ma poi l'autopsia successiva ha scoperto che il suo cervello è in uno stato liquido, una poltiglia e questo non può essere l'effetto di nessuna droga.- Il medico torna con un barattolo in cui sul fondo c'è una parte di quella melma di neuroni.
-E' come se qualcuno gli avesse frullato la materia grigia. Quelli della scientifica del Jersey pensavano avesse le orecchie sporche invece era il suo cervello che stava scivolando fuori dal cranio insieme ad un bel po' di sangue. Mai fidarsi di quelli del Jersey... e di chi si veste con un mantello e un cappuccio.- queste ultime parole le sussurra sottovoce per non turbare lo spettro che la luce di ghiaccio dei neon della casa dei morti rende ancora più diafano e spaventoso.
Frank spinge dentro il corpo.
-C'è in giro qualcuno che scioglie il cervello alla gente.
Moon Knight rimane perplesso.
-La vittima chi è? Cosa faceva sulla spiaggia?
Frank si avvicina alla macchinetta del caffè.
-La vittima si chiamava Darren Finder. Un ragazzo come tanti. Forse un po' più bullo degli altri. Stando ai suoi amici che erano con lui tre ore prima del suo omicidio, aveva beccato una tipa strana e si era allontanato con lei.
-Strana? Quanto Strana?
Frank ricorda più o meno quello che c'era sul rapporto dei poliziotti che dopo essere risaliti all'identità della vittima hanno interrogato amici e familiari.
-Capelli rossi, occhi verdi. E poi gli amici dicono che aveva una voce bellissima. Questo i maschietti. Con la compagnia c'erano due tipe che invece di rimanere affascinati dalla ragazza venuta dal nulla hanno detto che per loro puzzava di pescheria.
Moon Knight chiede
-Altro?
-Una parte della sabbia vicino al corpo era bruciata, sembrava quasi il calco di un corpo, ma molto bollente per lasciare una traccia simile. Io ci ho visto una figura, forse la ragazza misteriosa è stato il motivo per cui qualcuno ha fatto fuori mr gioventù bruciata.
Moon Knight era già nel corridoio.
-Forse. Farò un giro al Red Bear, vediamo se qualche occhio della città ha visto qualcosa, o se è arrivata una notizia interessante alle tante orecchie di quel posto.
Frank sorride.
Il suo predecessore Flint aveva un rapporto più clandestino con il vigilante, ma per Frank è un elemento utilissimo e poi come dice sempre Darabont meglio così che vedersi sul tetto di nascosto come due amanti che non vogliono essere pizzicati.
***
L'agente dello spettacolo Rod Masterson si copre gli occhi mentre delle luci danzano davanti a lui come fatine arrabbiate. A manipolarle è una delle sue protette Alison Blaire in arte Dazzler. Sta seduta nel camerino nel suo abito di scena bianco e nemmeno il suo potere sulla luce maschera il suo disappunto.
-Come mai sono passata da star della serata del Giada Rosso a comprimario. Chi sono queste tizie? Hai detto che vengono da un reality? Io non le ho mai sentite. Vuoi sapere la verità. Hanno un manager più bravo di te. Io sono una star spaziale, letteralmente, dovevo prendere come agente quel Rigeliano che ho incontrato sul pianeta Acturus VIII. Lui mi avrebbe fatta cantare ovunque anche davanti a Galactus.
Rod aspetta che le luci scemino prima di togliersi le mani da davanti al viso. Anche così gli sembra di vederle ancora ballare nei vetri degli occhiali.
-E' stato strano anche per me. Sarà anche più bravo ma non più affascinante. Sembra uscito da un film afro degli anni 70. Avrà allungato una mazzetta al proprietario.
Dazzler si alza di scatto. Infila i guanti e chiude i lacci degli stivaletti.
E' splendida, luminosa come il suo potere. Tutti pensano che sia un effetto scenico un trucco, in realtà Alison è una mutante e la sua qualità è quella di tramutare il suono in luce.
-Andrò a dire io due paroline con il capo della baracca. Non sopporto questa gente dei reality che esce dal nulla, senza una struttura e pensa che il palcoscenico sia suo di diritto.
Alison è impulsiva e determinata. Lei crede nella canzone e ha una bella voce per dimostrare tutte le sue qualità. I poteri la aiutano solo a coinvolgere di più il pubblico.
Quando esce nel corridoio vede due uomini del locale passarle accanto come se niente fosse. Cerca di fermarli ma loro proseguono e vanno verso il retro del palco. Li segue e sente avvicinandosi una melodia. Ma avverte anche altro.
-C'è puzza di pesce.- storce il naso e si porta ancora più a ridosso del sipario. Ed è lì che capisce che non è la sola ad avere poteri nello star system musicale. Ci sono tre ragazze dai capelli rossi bardate in abiti anni 70 che cantano. In mezzo un parruccone afro con un vestito da pappone, due occhiali a specchio. Davanti a loro la gente del pubblico. Come assetati ad una fonte si abbeverano a quella musica e sono come i due che ha visto passare, poco più di zombie che muovono a stento gli occhi persi in chissà quale paradiso artificiale.
Dazzler sente una mano sulla spalla si gira, è Rod.
-Rod che diavolo ti prende? Fino a poco fa ragionavi ancora con la tua testa, per quanto poco lo facessi e adesso ti sei unito a Zombieland.
Ora Rod la afferra con forza e cerca di trascinarla
-Vieni dalle Sirene di New York.-
Dazzler se ne libera tracciando nell'aria con le dita un fuoco d'artificio, Rod non vede più nulla e Dazzler lo stende con un colpo trascinandolo poi all'ombra del sotto scala.
-Qui starai al sicuro e ora andiamo a vedere da vicino cosa nascondano queste Sirene.
Il “Red Bear” è il ritrovo dei detective privati della città, è aperto anche agli eroi in costume che non si vergognano di farsi vedere in giro conciati come sono.
Moon Knight entra spingendo le porte tipo saloon.
Non c'è il pienone ma le facce note ci sono. C'è Blackbird noto per aver inaugurato in tempi passati la collaborazione tra detective e super eroi, aiutando la Tigre Bianca e L'Uomo Ragno. Se ne sta seduto in un angolo con il cappello sul viso e una bottiglia semi vuota al fianco.
Moon Knight evita qualche sguardo di troppo, soprattutto di chi si è aggiunto solo in tempi recenti alla clientela del bar. “Detective mercenari” vengono definiti da quelli con più anzianità, alcuni sono anche ex criminali, la maggior parte vengono da vigilanze private fallite.
Oltre a Blackbird c'è ancora chi esrcita il mestiere alla vecchia maniera. Uno di questi è un ex poliziotto di colore, amico di Frenchie e di Lockley e di Moon Knight.
Tiene anche un blog sulle sue imprese, molto seguito. Oltre a questo ha le orecchie piuttosto sensibili e se c'è qualcuno che sa o può sapere qualcosa della faccenda del Jersey è sicuramente lui.
Moon Knight lo raggiunge al bancone.
-Guarda chi si vede mi sono sempre chiesto come fai a muoverti senza inciampare nel mantello. Io l'ho portato ad una festa in maschera e sono finito gambe all'aria.
Moon si siede sullo sgabello e la situazione adesso è parecchio surreale.
-Pratica. Sono qui per informazioni. Sai qualcosa del corpo trovato sulla spiaggia del New Jersey.
Steve Gun, questo il nome del detective, guarda l'eroe attraverso il bicchiere che tiene in mano.
-So che ci sono parecchi avvoltoi che girano intorno ai genitori per prendersi il caso ma so anche che Darabont ci ha messo gli occhi sopra e visto che sei qui capisco che non si tratta di una sveltina andata male.
Moon Knight gli racconta quello che sa e Gun sembra perplesso.
-Brutta storia quando il cervello ti esce dalla testa. Mi suona familiare in qualche modo. - finge di sforzare il ricordo ma Gun sa sempre quale file aprire e cosa c'è dentro.
-Due giorni fa hanno trovato morto in circostanze misteriose uno dei buttafuori del Giada Rosso. Non ci sarebbe nulla di strano se uno che conosco non avesse visto uscire una strana roba dal suo orecchio proprio come la tua vittima. Il proprietario si è occupato che la faccenda risaltasse il meno possibile. -A causa del cappuccio nero pece non si sa che espressione abbia il crociato lunare, se Gun potesse vedere sotto il tessuto vedrebbe un sorriso soddisfatto.
Gun continua a fissarlo poi gli passa un bicchiere- Sicuro di non volere qualcosa o anche voi mascherati avere la regola di non poter bere in servizio?
-Devo andare.- è l'unica risposta prima di uscire dal “Red Bear”.
***
-Ed ecco a voi le Sirene di New York.- l'afroamericano allarga le braccia come volesse contenere tutti i presenti che rimangono fermi, uomini e donne, ad osservare il palco.
Sembrano i soldati di terracotta dell'imperatore giapponese Ch'in Shin Huang ed è come se solo il loro corpo fosse lì nella sala del locale. L'afro americano si sposta di lato e lascia che a prendere posto sotto i riflettori siano le tre bellezze.
A vederle sembra che la sigla delle Charlie's Angels sia diventata realtà, una al centro le altre ai lati, i capelli di fuoco, gli occhi verde smeraldo.
I vestiti anni 70 sono come dipinti sul loro corpo.
Troppo perfette per essere vere. E infatti la loro perfezione è solo un trucco. Nessuno però se ne accorge, né sente la mente sfilacciarsi mentre si insinua la loro voce suadente.
-Ottimo lavoro, li avete stregati tutti e io ho fatto lo stesso con le donne.- dice sottovoce l'afroamericano mentre apre ancora di più la sua camicia sgargiante lasciando intravedere un monile strano: una piccola palla da discoteca che luccica. E' il suo occhio ipnotico. Ha smesso i suoi vecchi panni un po' ridicoli da criminale di serie b, ma come per il monaco non è l'abito a dare il potere a Hypno Hustler.
-Mi dovete ancora una spiegazione, perché condizionare questa gente? I portafogli non sono certo grassi come lo sarebbero in altri posti.
Hustler è abituato a strappare le volontà non a vedere la propria annullata da tre sguardi appuntiti come lame.
-Non facciamo questo per i soldi terrestri, sapevamo che tu non eri immune al loro fascino. Il nostro è un test. Tutta questa gente farà la stessa fine del buttafuori, quello che abbiamo eliminato nel vicolo.
-Non erano questi i patti. Cosa siete delle terroriste? Non voglio passare per un pagliaccio ma nemmeno per un assassino.
-E' una cosa che dobbiamo fare. Una prova che sarà condotta con o senza il tuo aiuto.
Hypno tace preoccupato dalla piega che ha preso la serata. Sta pensando a come uscirne quando
un' esplosione di luci colorate erompe davanti al palco, un baluginio che funziona da fumogeno luminoso per Dazzler che riesce a proiettarsi sulla scena.
-Lo spettacolo finisce qui.
Le tre guardano la nuova arrivata mentre lentamente gli ultimi barlumi di luce spariscono.
-New York non sarebbe una città così interessante senza i suoi eroi. Prima di venire qui abbiamo studiato alcuni di loro, ci dispiace cara ma tu non eri nella lista.
-Vedo che insieme ai vestiti vi comportate anche come i cattivi degli anni 70. Visto che vi piace il vintage starò al copione.
-Ci piace anche improvvisare.- dice una schioccando le dita, subito uno dei presenti, un ragazzotto tarchiato all'apparenza sano, inizia a sanguinare dal naso e dalle orecchie e poi la sua fronte spaziosa è percorsa da tremori e la pelle si solleva come se il cranio spingesse per uscire.
-Un altra mossa e passeremo direttamente al pulp. Come vedi conosciamo molto bene il tuo mondo e le sue forme espressive.
Dazzler si blocca e il ragazzo non grida più, si rimette in piedi di nuovo ligio soldatino con la faccia che è una maschera rosso sangue.
-Chi diavolo siete? Perché volete far male a questi innocenti?
-Siamo Sirene.
-Sirene come quelle di Walt Disney?
-Preferiamo la citazione di Ulisse la troviamo più pertinente.
-E' una sirena anche lui? - Dazzler indica Hypno-Hustler.
-No. Purtroppo il nostro potere non influisce sulle donne, loro ci vedono come siamo davvero, sentono la nostra puzza di pesce. Avevamo bisogno di qualcuno che impedisse loro di pensare. I-nostri poteri e quelli di Hypno-Hustler hanno una certa affinità ed è questa che ci ha guidate da lui.
-Hypno-Hustler mai sentito?
-Non riesco ad ipnotizzarla.- ammette il criminale infastidito.
Dazzler punta il dito carico di luce contro il terzetto -E' il mio potere, contrasta ogni forma di controllo.
-Basta così arrenditi o vedrai la disco dance morire di nuovo, in un bagno di sangue.
***
Moon Knight osserva dall'edificio di fronte l'ingresso della discoteca. Il locale sembra chiuso, non c'è la fila di gente che si spintona davanti alla porta. L'unica presenza è quella di un gorilla. Lo sguardo dell'uomo è vacuo e sperduto anche per uno scimmione della sua taglia. Le braccia conserte sul completo scuro lo fanno assomigliare ad una statua. Sta lì come se fosse costretto e solo quando Moon Knight gli si presenta davanti inizia a muoversi.
-Non sono in lista.
L'omone gli si proietta contro, un pugno che non va a segno mentre il crociato lunare lo stende con una ginocchiata allo stomaco e un pugno secco sotto la mandibola. Moon Knight si china sul corpo tenendogli aperti gli occhi. Indirizza la luce di una piccola torcia elettrica verso la pupilla dilatata e biancastra.
-E' sotto il controllo di qualcuno.
***
Dazzler non può fare una mossa, troppe vite sono in ballo.
-Visto che non possiamo controllarti dovremo liberarci di te alla vecchia maniera.- Hustler estrae una pistola e gliela punta contro.
-Mi vuoi sparare. Niente trappole sofisticate? Non mi metti in una clessidra gigante?
-Tagli al budget.
Di colpo dal soffitto scendono due sfere argentee. Un meccanismo le ha messe in moto e adesso roteano alla follia facendo piovere scintille colorate sulla pista. Dai lati si mettono in funzione congegni più recenti che emettono luci stroboscopiche ad intervalli regolari rapidissimi.
-Cosa sta succedendo chi si è messo a giocare con le luci? Hustler non capisce spara d'istinto ma Dazzler ha avuto quella frazione di secondo per evitare il colpo.
Le tre sirene iniziano il loro canto di morte quello che nei secoli ha fatto schiantare vascelli contro gli scogli e ha piegato uomini dalla volontà ferrea rendendoli loro schiavi.
Ma la loro voce sbatte contro un muro sonoro, chi ha azionato le luci ora sta sparando a palla la musica di Disco Inferno.
“Folks
screaming,out of control...
Le sirene sono disorientate.
-L'audio è troppo alto non sentono le nostre voci...
Dazzler è sparita sul palco sta per andare in scena il finale del dramma.
“I heard
somebody say burn baby burn disco inferno
Una figura avanza tra le statue umane, il suo mantello bianco sembra seguirlo. Il cappuccio brilla e scompare nelle note di colore acido delle luci.
-Disco inferno, disco inferno
-Lo spettacolo è finito.
Dazzler raggiunge Moon Knight
-Ottima mossa quella delle luci e della musica, le sirene non possono più usare il loro potere...
Moon Knight rimane perplesso.
-Sirene?
-Si sirene creature infernali. Hanno distrutto la mia famiglia, mi hanno portato via mio figlio ma non faranno più male a nessun essere vivente né di terra né di mare.
L'uomo con il casco luccicante è lì e sta puntando la sua arma contro le tre donne sul palco. Hustler sta pensando alla fuga. Moon Knight ferma la mano con il dardo a mezzaluna.
Le sirene urlano la loro verità.
-Non puoi farci nulla... siamo legate alle persone che possediamo anima corpo e mente. Ucciderci significa condannare a morte questi innocenti.
Moon Knight ha pochi istanti per pensare, non può rischiare la vita di quegli innocenti e così il dardo indirizzato alle sirene cambia bersaglio e colpendo l'arma dell'esoterico, dopo che questo aveva premuto il grilletto, devia il colpo letale verso il soffitto. Una delle sfere viene staccata dal sostegno e solo la prontezza di riflessi di Dazzler evita a due ragazzi di rimanere schiacciati.
Disco inferno, Disco Inferno, Disco inferno...
L'Atlantideo lascia la pistola ed estrae un coltello di energia blu.
-Siete dalla parte sbagliata, vi mostrerò quella giusta.
Moon Knight toglie dalla cinta il suo bastone bianco e si prepara alla battaglia nell'arena surreale del Giada Rosso con le parole dilanianti della canzone che suonano come fosco presagio di quello che potrebbe accadere.
Continua...